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Bye bye mantenimento ... se il convivente lavora

27/02/2016 Sentenze
Bye bye mantenimento ... se il convivente lavora

Già in una precedente sentenza del Tribunale di Lamezia Terme avevamo visto e commentato il nuovo orientamento assunto dalla Corte di Cassazione (sent. n. 17195/11) in merito al rapporto tra il mantenimento e le nuove convivenze more uxorio; e già nella precedente occasione avevamo notato come il Giudicante aveva tenuto in considerazione il beneficio economico di cui gode il coniuge che, dopo il fallimento del matrimonio, intraprende una nuova e stabile relazione con altro partner.

Nel caso di specie, tuttavia, la pronuncia, che riguarda una coppia divorziata, è ancora più significativa perché la Corte di Appello in questione non si è limitata a circoscrivere l’obbligo di mantenimento a carico del marito ad una somma inferiore, ma lo ha completamente revocato sulla base del fatto che l’ex moglie, non solo svolgeva un’attività lavorativa, mentre il marito aveva subito un peggioramento delle sue condizioni economiche, ma il nuovo compagno della ex consorte aveva recentemente concluso un contratto di lavoro a tempo indeterminato che, concretamente, apportava per la ex un miglioramento sostanziale del suo tenore di vita.
La fattispecie. Il caso concreto riguarda una coppia divorziata a cui il Tribunale, nella sentenza di divorzio, aveva riconosciuto a carico del marito un mantenimento a favore della ex consorte.
Il marito proponeva ricorso per la modifica delle condizioni riguardanti l’obbligo di corresponsione dell’assegno, rilevando che la precarietà del convivente della ex consorte era cessata, in quanto lo stesso aveva stipulato un contratto di lavoro a tempo indeterminato, e che la stessa aveva trovato un’occupazione, anche se non fissa, che, di fatto, le garantiva un miglioramento della sua situazione economica.
Il Tribunale rigettava l’istanza del marito evidenziando che, seppure era ragionevole presumere che la resistente, lavoratrice temporanea, aveva registrato dei benefici economici dalla convivenza potendo contare sui redditi del nuovo compagno, tanto da giustificare il contenimento dell’assegno di mantenimento, la precarietà che contraddistingue il rapporto more uxorio non consente di escludere del tutto l’assegno che deve permanere per garantire all’ex coniuge quelle condizioni minime di autonomia e sicurezza sino a quando non contragga nuovo matrimonio.
Il ricorrente contestava la decisione del Tribunale facendo leva sulla solidità della convivenza della ex moglie e sulla sopravvenuta stabilizzazione della situazione lavorativa del nuovo compagno, oltre che sul peggioramento della propria condizione economica, data dal recente licenziamento.
Mantenimento revocato. La Corte d’Appello, considerate le peculiarità del caso di specie, in parziale riforma della sentenza di primo grado, non si è limitata a ridurre l’assegno divorzile, ma ha revocato l’obbligo a carico del marito di corresponsione dell’assegno considerando, tra le altre circostanze, proprio la nuova occupazione del compagno della ex moglie da cui la stessa trae di fatto una fonte effettiva e non aleatoria di reddito.
«Compagno assunto a tempo indeterminato: sostanziale miglioramento delle condizioni economiche». Ciò che è particolarmente innovativo in questa sentenza è il fatto che, per la prima volta, tra le circostanze prese in considerazione dalla Corte vi è anche l’occupazione del nuovo compagno della ex moglie.
La Corte ha ben rilevato che la ex consorte, grazie anche alla recente assunzione a tempo indeterminato del proprio convivente, beneficia di fatto di una fonte reddituale effettiva e non aleatoria che apporta sostanzialmente un miglioramento generale delle sue condizioni economiche. Pertanto, avendo la stessa raggiunto una situazione di autonomia e dignità economica tale per cui non vi è la necessità di un aiuto economico da parte del marito per mantenere il tenore di vita precedentemente goduto in costanza di matrimonio, l’assegno divorzile non ha più ragione di essere e la sua revoca appare giustificata, anche se, parte della decisione, si è basata sulla circostanza di una convivenza more uxorio che, di per sé, è caratterizzata da elementi di instabilità.
In altre parole, la Corte non solo si è richiamata a quell’orientamento più volte enunciato secondo il quale una convivenza, stabile e duratura, pur non escludendo la debenza dell’assegno, incide sul quantum dell’assegno, ma è andata oltre, dando maggior peso alla convivenza more uxorio e alla capacità economica del nuovo partner che di fatto incide, in modo tangibile e certo, sulla generale situazione economica della ex moglie beneficiaria dell’assegno divorzile.

 


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