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Il diritto al mantenimento del figlio può risorgere? “Sì, se viene meno l’indipendenza economica… e

27/02/2016 Sentenze
Il diritto al mantenimento del figlio può risorgere? “Sì, se viene meno l’indipendenza economica… e

Con la sentenza n. 19589 del 26 settembre 2011 la Cassazione torna ad argomentare in tema di assegno di mantenimento a favore dei figli.

In particolare, la vicenda processuale trae origine dalla richiesta di un padre di vedere dichiarato estinto l’obbligo di mantenimento dei due figli, oramai maggiorenni.

Tra l’altro, uno assunto a tempo indeterminato. e l’altro già titolare di un esercizio commerciale, peraltro poi chiuso.

Se relativamente al figlio con un’occupazione stabile c’è stato poco da discutere (a parte sottolineare che in tutti i gradi del giudizio, e quindi anche gli Ermellini, hanno respinto la richiesta di dichiarazione estintiva ex tunc, ovvero da una data anteriore al deposito del ricorso per le modifiche delle condizioni di separazione), più interessante e potenzialmente controversa è la posizione dell’altro figlio.

Sto parlando di colui che, un tempo titolare di una attività economica, abbia chiuso la stessa e si trovi pertanto in stato di disoccupazione.

Mentre in primo grado era stato ritenuto sussistente l’obbligo di mantenimento a favore del figlio, i giudici d’appello avevano invece negato tale obbligo, riportandosi alle motivazioni delle sentenze n. 4373 del 1998 e 12477 del 2004 della Cassazione. Nello specifico è stato affermato che “il mantenimento del figlio maggiorenne convivente è da escludere quando quest’ultimo, ancorchè allo stato non autosufficiente economicamente, abbia in passato espletato attività lavorativa”.

La Cassazione ribalta il pronunciamento dei giudici d’appello.

Dapprima viene ribadito il principio per cui “l’obbligo dei genitori di concorrere al mantenimento dei figli, ai sensi degli artt. 147 e 148 cod. civ., non cessa, ipso facto, con il raggiungimento della loro maggiore età – come ora codificato dall’art.155-quinquies, primo comma, cod. civ.,” e poi ricordato che lo stesso obbligo “perdura immutato, finchè il genitore interessato alla declaratoria della cessazione dell’obbligo stesso non dia la prova che il figlio ha raggiunto l’indipendenza economica, ovvero che il mancato svolgimento di un’attività economica dipende da un comportamento inerte o di rifiuto ingiustificato dello stesso”.

Quindi in caso di indipendenza economica “persa”, ove non venga dimostrato appunto il comportamento passivo o comunque ingiustificato del figlio, può “risorgere” il diritto del figlio al contributo di mantenimento.

Sussiste quindi in capo al genitore che voglia vedere dichiarato estinto il proprio obbligo un doppio onere probatorio in caso di mancata indipendenza economica sopravvenuta:

1) la dimostrazione dell’inizio dell’attività economica (o dell’occupazione) del figlio;

2) la dimostrazione che il successivo stato di disoccupazione sia dipeso da un comportamento attribuibile allo stesso soggetto.

Tra l’altro, uno assunto a tempo indeterminato. e l’altro già titolare di un esercizio commerciale, peraltro poi chiuso.

Se relativamente al figlio con un’occupazione stabile c’è stato poco da discutere (a parte sottolineare che in tutti i gradi del giudizio, e quindi anche gli Ermellini, hanno respinto la richiesta di dichiarazione estintiva ex tunc, ovvero da una data anteriore al deposito del ricorso per le modifiche delle condizioni di separazione), più interessante e potenzialmente controversa è la posizione dell’altro figlio.

Sto parlando di colui che, un tempo titolare di una attività economica, abbia chiuso la stessa e si trovi pertanto in stato di disoccupazione.

Mentre in primo grado era stato ritenuto sussistente l’obbligo di mantenimento a favore del figlio, i giudici d’appello avevano invece negato tale obbligo, riportandosi alle motivazioni delle sentenze n. 4373 del 1998 e 12477 del 2004 della Cassazione. Nello specifico è stato affermato che “il mantenimento del figlio maggiorenne convivente è da escludere quando quest’ultimo, ancorchè allo stato non autosufficiente economicamente, abbia in passato espletato attività lavorativa”.

La Cassazione ribalta il pronunciamento dei giudici d’appello.

Dapprima viene ribadito il principio per cui “l’obbligo dei genitori di concorrere al mantenimento dei figli, ai sensi degli artt. 147 e 148 cod. civ., non cessa, ipso facto, con il raggiungimento della loro maggiore età – come ora codificato dall’art.155-quinquies, primo comma, cod. civ.,” e poi ricordato che lo stesso obbligo “perdura immutato, finchè il genitore interessato alla declaratoria della cessazione dell’obbligo stesso non dia la prova che il figlio ha raggiunto l’indipendenza economica, ovvero che il mancato svolgimento di un’attività economica dipende da un comportamento inerte o di rifiuto ingiustificato dello stesso”.

Quindi in caso di indipendenza economica “persa”, ove non venga dimostrato appunto il comportamento passivo o comunque ingiustificato del figlio, può “risorgere” il diritto del figlio al contributo di mantenimento.

Sussiste quindi in capo al genitore che voglia vedere dichiarato estinto il proprio obbligo un doppio onere probatorio in caso di mancata indipendenza economica sopravvenuta:

1) la dimostrazione dell’inizio dell’attività economica (o dell’occupazione) del figlio;

2) la dimostrazione che il successivo stato di disoccupazione sia dipeso da un comportamento attribuibile allo stesso soggetto.

 


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